Cosa sapere prima di una visita con l'esperto

In medicina, sebbene il progresso tecnologico degli ultimi anni abbia facilitato notevolmente il lavoro del medico, con la possibilità di effettuare accertamenti diagnostici sempre più sofisticati e precisi e riduzione del rischio di errore diagnostico, sono ancora importanti ai fini di una corretta diagnosi e quindi di una scelta terapeutica efficace una raccolta anamnestica completa ed una visita clinica o, nel nostro caso, neurologica, accurata. Tutto ciò richiede tempo e i 20 minuti istituzionali spesso non bastano neanche a raccogliere i dati anagrafici. Figuriamoci poi far entrare nello studio, accomodare sul lettino e spogliare una persona anziana o con difficoltà motorie! D’inverno, la sola misurazione della pressione arteriosa diventa un problema, per quello che può valere una misurazione fatta in ambulatorio.

Il medico ha bisogno di informazioni dettagliate e precise. Molte volte i familiari che accompagnano, per esempio, a visita neurologica un genitore con disturbi di memoria, alla domanda “che farmaci sta prendendo?” si rivolgono al povero paziente chiedendo stizziti “ma come non ti ricordi le medicine che prendi!” Spesso la risposta è “si adesso non mi ricordo ma sono pillole piccole di color bianco e la scatola è di colore bianco con una linea”. Di fronte ad una situazione del genere, ci si rende conto che oltre ad essere inutile la visita è anche pericoloso prescrivere farmaci a causa delle frequenti interazioni farmacologiche. Tornando a noi. Dicevo è importante darsi del tempo, perché i dati richiesti sono tanti, altrimenti si cade in quello che è l’errore più comune che commettono medici e pazienti di ricorrere alla pillolina per dormire che poi si continua a prendere per decenni e non se nè più fare a meno.

In generale, prima della vista è necessario raccogliere un po’ di informazioni personali sulla propria storia sanitaria, recuperare esami o accertamenti eseguiti negli ultimi anni, relazioni cliniche o lettere di dimissioni di eventuali ricoveri. È molto importante avere una lista aggiornata dei farmaci che si stanno assumendo con gli orari di assunzione. Riportare eventuali effetti collaterali, intolleranze o allergie, e la risposta a precedenti cure.

Relativamente al disturbo del sonno compilare un diario del sonno relativo alle ultime due settimane (vedi pagina del sito: questionari e diari), rispondendo in modo accurato alle domande in essi contenute.

In caso di insonnia quello che è importante sapere è il periodo di esordio all’incirca, se occorso in seguito ad eventi stressanti o traumatici, la frequenza negli ultimi mesi, ma soprattutto le abitudini e gli orari di addormentamento e risveglio. Il questionario MEQ ci può dare molte informazioni soprattutto sul cronotipo, cioè se siamo, relativamente al sonno, delle allodole o dei gufi, oppure sapere se siamo dei brevi o lunghi dormitori. Questo è molto importante soprattutto dal punto di vista terapeutico. Molte autodiagnosi di insonnia sono dovute a false credenze e a informazioni incomplete. Una tra queste, che riguarda soprattutto le persone anziane, è la durata del sonno. Ora è risaputo che col passare degli anni la quantità e la qualità del sonno si riducono. Pretendere, per chi già va a letto presto ed è un breve dormitore e che magari fa anche un sonnellino pomeridiano, di dormire dalle 9 di sera fino alle 7 del mattino, è veramente esagerato. In questi casi la terapia cognitivo-comportamentale, di cui parlo in un’altra sessione del sito, è molto appropriata.

Le osservazioni del partner o dei familiari sono molto utili in caso di apnee notturne, della presenza di movimenti periodici degli arti o della sindrome delle gambe senza riposo, nonché del disturbo comportamentale in corso di sonno REM. In questo caso sono proprio loro a richiedere una visita a causa della paura o del rischio di riportare traumi durante il sonno. Infatti, questo disturbo, nel corso del quale la persona interagisce con i propri sogni, spesso a contenuto minaccioso o aggressivo, è la causa più frequente, oltre al russamento, di riposo in stanze separate.

Altri esempi, in cui le osservazioni sono dirimenti per la diagnosi, sono il sonnambulismo, l’epilessia notturna, il risveglio confusionale.

Il diario del sonno può essere un valido sostituito, qualora non sia possibile ottenere le informazioni richieste o ad integrazione di quelle fornite, dall’actigrafia. Con questo esame, che consiste nell’applicazione dell’actigrafo al polso, una specie di orologio, che misura i movimenti e l’esposizione alla luce, possiamo avere molte informazioni sulla durata e efficienza del sonno, risvegli e tentativi di addormentamento, nonché l’ora di andata a letto, di addormentamento di risveglio e uscita dal letto. Meno affidabili ma di una certa utilità sono gli smart band, il cui costo attualmente è veramente alla portata di tutti, che possono dare informazioni sull’attività motoria, frequenza cardiaca, consumo di calorie e durata del sonno. Questi potrebbero essere utilizzati anche per monitorare nel corso dei mesi l’efficacia dei trattamenti.

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In generale, prima della vista è necessario raccogliere un po’ di informazioni personali sulla propria storia sanitaria, recuperare esami o accertamenti eseguiti negli ultimi anni, relazioni cliniche o lettere di dimissioni di eventuali ricoveri

Actigrafia

L’actigrafia è una metodica di indagine non invasiva per lo studio del sonno, che utilizza un actigrafo, dalle dimensioni e forma di un orologio da polso, dotato di un accelerometro per la registrazione dei movimenti e in alcuni anche di sensori luminosi, acustici e termici.

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